Presentazione “Viaggio nei tuoi occhi” su www.rosalio.it

“Viaggio nei tuoi occhi” al Teatro Libero

Andrà in scena fino a domenica alle 21:15 al Teatro Libero (salita Partanna, 4) Viaggio nei tuoi occhi di Agata Motta, per la regia di Clara Gebbia. Una produzione Teatro Iaia / Compagnia Umane Risorse. In scena Nené Barini, Germana Mastropasqua e Alessandra Roca. Le musiche sono di Antonella Talamonti.

In Viaggio nei tuoi occhi, Agata Motta disegna tre personaggi che sono tre modi diversi di essere e non-essere madri: una donna anziana, che a causa di un disturbo senile non ricorda più di avere una figlia e dedica tutti i suoi pensieri a Bartolomeo, il gatto smarrito; la figlia di lei, che cerca di tenere il filo delle generazioni, interrotto dalla memoria intermittente della madre, con cui tenta un ostinato dialogo e racconta dei suoi tentativi falliti di diventare madre; la donna con cui la figlia dialoga in chat della mancata maternità; Quest’ultima, presenza-assenza, voce e sentimento, esisterà con forza soltanto negandosi alla sua funzione di riverbero e schermo dei sentimenti altrui.

La messa in scena dell’ensemble Umane Risorse incontra il testo di Agata Motta proseguendo nella propria ricerca, che affonda le radici nella musica di tradizione orale italiana, riscrivendola e sperimentando tutto il continuum di possibilità che esiste tra la parola parlata e la parola cantata. La regia di Clara Gebbia, la direzione musicale di Antonella Talamonti e il lavoro delle attrici-cantanti del gruppo rende l’ incontro fra questi personaggi un procedere circolare, al ritmo del ricordo, in un continuo rito di passaggio tra reminiscenze e dimenticanze, tra la vita e la morte, il buio e la luce, il suono e il silenzio, la parola e il canto, nell’essenzialità del gesto, dello spazio e della luce.

Info e prenotazioni allo 091 6174040. Biglietto intero 16 euro, ridotto under 25 11 euro.

“La confessione”di W. Manfrè

“La Confessione” al Ma è vietata ai minori… da martedì 5 maggio

La confessioneDa domani, martedì 5 maggio al Ma Musica Arte, il club di via Vela a Catania, debutta il teatro di prosa con la messinscena di uno dei classici più longevi del palcoscenico siciliano, “La confessione” di Walter Manfrè giunto al 22° anno di rappresentazione. Lo spettacolo replicherà mercoledì 6 e giovedì 7 maggio e poi da martedì 12 a giovedì 14 maggio, con due rappresentazioni a sera, alle 21 e alle 23.
Il regista e attore messinese dal 1993 porta in scena uno spettacolo definito provocatorio e irriverente. Dalla sua prima messinscena, nell’ambito del Festival del teatro di Taormina, ha fatto discutere e diviso pubblico e critica, scandalizzando moralisti e perbenisti. Una sorta di liturgia eretica che svela, senza pudori, il mondo nascosto del sé, la parte oscura di ognuno di noi. Attraverso un confessionale, con l’ausilio di una prosa lucida, gli attori portano in scena riassunti di crudeltà, tra perversioni varie. Per questo lo spettacolo è vietato ai minori di 16 anni.
“La confessione” di Walter Manfré è un esperimento teatrale che gioca sulla curiosità tutta umana di spiare i peccati degli altri. Lo spettatore uomo diventa confessore di una peccatrice donna, viceversa le spettatrici “ascolteranno” i peccati degli uomini. Ci sono due file con dieci inginocchiatoi: da un lato siedono gli spettatori per fare da confessori muti in ascolto, e dall’altro si avvicenderanno i dieci personaggi “peccatori”. Tra gli attori spicca il nome di Andrea Tidona nel ruolo del “prete folle” che introduce gli spettatori allo scenario di peccato.

Walter Manfrè

Walter Manfrè

La messinscena al Ma Musica Arte arriva dopo un seminario, della durata di nove giorni, tenuto dal regista alla scoperta del suo “Teatro della persona”, che prevede modelli e metodi di interpretazione diversi del teatro tradizionale. Il “Teatro della persona” esplora le infinite sfaccettature e possibilità dell’animo umano. Votato a toccare la sensibilità e l’emozione dello spettatore, passando per l’empatia, la provocazione, l’autenticità. Il regista: «La mia idea di teatro è sempre stata diversa da quella tradizionale. Il teatro è un rito carico di suggestioni, dove lo spettatore non deve distrarsi, ma metterci testa e cuore. Il confessionale, buio e oscuro, mi è sempre apparso un luogo carico di simbolismi e coinvolgimenti. Il teatro mi ha permesso di trasformare un rito religioso in un rituale profano, dove lo spettatore/confessore viene coinvolto in prima persona e si fa carico dei peccati di un attore/peccatore».
Il coinvolgimento di autori della scena contemporanea nazionale e internazionale consente la rigenerazione di questa raccolta di monologhi con nuovi testi scritti da nuovi autori per l’occasione. “La confessione”, oltre a essere un’indagine sul tema del peccato, diventa per sua natura un ponte diretto fra l’attore e la nuova drammaturgia contemporanea. Venti monologhi per venti personaggi, tutti diversi tra loro, nei panni e nell’indole, selezionati volta per volta in questi 22 anni appositamente per questo spettacolo da oltre 200 testi (tra i tanti autori andati in scena negli anni ricordiamo Giuseppe Manfridi, Dacia Maraini, Michele Serra, Stefano Benni, Giuseppe Fava, Rocco D’Onghia, Vincenzo Consolo, Alda Merini, Beatrice Monroy, Aurelio Grimaldi, Ghigo De Chiara, Ugo Chiti, Enzo Siciliano e molti altri) raccolti negli anni da Manfrè e selezionati di volta in volta in base al contesto in cui si svolge lo spettacolo. In alcune edizioni avvenute all’estero i testi sono stati scritti dagli autori del paese in cui lo spettacolo è stato rappresentato.

Questi i testi messi in scena per questo nuovo ciclo di rappresentazioni: “Un sogno per forza” di Francesca Archibugi; “Coprofagia” di Gian Piero Bona; “Libertà” di Alberto Bassetti; “La bestemmiatrice” di Duccio Camerini; “La porcilaia” di Ugo Chiti; “Il miracolo” di Vincenzo Consolo; “Forse mi chiamo Francesca” di Luca De Bei; “I tacchi a spillo del destino” di Rocco D’Onghia; “Gronchi Rosa” di Edoardo Erba; “Il pezzo di carta” di Edoardo Erba; “La notte” di Lucia Giaquinto; “Dormivo mentre mio padre moriva” di Giovanna Giordano, testo ancora inedito; “Il nuovo Prometeo” di Serena Manfré; “Un peccato. La suora” di Beatrice Monroy; “La verità” di Angelo Longoni; “Pura di cuore” di Valeria Moretti; “Pesciolini Rossi” di Agata Motta; “La svista” di Aldo Nicolaj; “Uomo del Sud” di Aldo Nicolaj; “Donatello” di Massimiliano Perrotta; “L’imperfezionista” di Manlio Santanelli; “Attenti al cane” di Michele Serio; “Secondo Matteo” di Umberto Simonetta; “L’abbraccio” di Liliana Stimolo; “La pornostar” di Domenico Trischitta; “Gianna C.” di Adriano Vianello.

“La confessione” di W. Manfrè (Sicilymag.it)

«Attraverso i peccati racconto il cambiamento della società»

Teatro

Nuovo ciclo di rappresentazioni de “La Confessione”, il classico teatrale del regista messinese, dal 5 al 7 al dal 12 al 14 maggio al Ma Musica Arte di Catania, da 22 anni provocatorio esperimento teatrale incentrato sulla curiosità di spiare i peccati degli altri. Il regista: «Voglio raccogliere tutti i testi che ho messo in scena negli anni per un’antologia del peccato mondiale»
di Domenico Trischitta


Provocatorio esperimento teatrale incentrato sulla curiosità di spiare i peccati degli altri, La confessione del regista messinese Walter Manfré approda a Catania, dal 5 al 7 e dal 12 al 14 maggio al Ma Musica Arte, palcoscenico naturalmente votato alla musica che si apre al teatro: ancora una volta lo spettatore uomo confesserà a una peccatrice donna, viceversa le spettatrici confesseranno i peccati degli uomini. Ancora una volta l’allestimento scenico sarà incentrato su due file con dieci inginocchiatoi: gli spettatori-confessori saranno seduti ad ascoltare i dieci personaggi “peccatori”.

Walter ManfrèWalter Manfrè

La confessione va in scena da 22 anni: lo spettacolo nacque al Festival di Taormina nel 1993, e tra le tante repliche vanta quella del 1994 al Piccolo Teatro di Milano per volontà dello stesso Giorgio Strehler. Dal suo esordio La Confessione gira il mondo: è stato presentato al Festival di Avignone nel 1999, nel 2000 è stato messo in scena nel prestigioso Théatre du Rond Point sugli Champs-Elisées a Parigi, vanta repliche a Santiago del Cile, Buenos Aires, Lima, Madrid, Glasgow, Ginevra. E ad ogni nuova messinscena si arricchisce di volta in volta di nuovi peccati. Al Ma Musica Arte allo spettacolo si affiancherà la mostra fotografica “Volti d’attori” con gli scatti raccolti da Enrico Grieco in tanti anni di nuove repliche.

Una rappresentazione d'annata de La confessioneUna rappresentazione d’annata de La confessione

Manfrè, che effetto le fa riproporre questo spettacolo a Catania dopo vent’anni?
«Sarà un grande piacere».

Ci parli di questo nuovo allestimento de “La Confessione” a Catania.
«
La particolarità sta nel fatto di aver trovato uno spazio “magico” e non mi riferisco alla configurazione architettonica del luogo – il Ma Musica Arte – ma nel fatto che questo posto si apre per la prima volta al teatro. E’ una scommessa per loro che lo gestiscono e per me che li ho rasserenati per la riuscita dell’esperimento».

Che novità per questa messinscena catanese?
«Lo spettacolo è sempre lo stesso ma questa volta darò spazio anche ai monologhi di tre interessanti autori catanesi che arricchiscono la già vasta raccolta di peccati. La prima volta che portai La confessione a Catania ebbi uno scritto di Pippo Fava. Lo spettacolo si rinnova continuamente con l’apporto di nuovi testi che hanno attraversato diverse generazioni, rispetto alle edizioni straniere rappresentate in Francia, Inghilterra, Scozia, Spagna o Argentina. In Italia, invece, ho l’opportunità di verificare i cambiamenti nella società e in questo senso lo spettacolo non invecchia mai. Per esempio oggi quando io entro nelle chiese non vedo più gente che si confessa, invece vedo molte persone che prendono la comunione, cosa che non posso fare io, perché dal 1975 sono divorziato: mi viene negata perché secondo la Chiesa io ho commesso un errore. Per questo motivo nasce questo spettacolo, fatto di “provocatorie” confessioni che abbracciano il sesso ma non solo. Il mio scopo sarebbe quello di raccogliere tutti questi testi per un’antologia del peccato mondiale alla fine di questa esperienza che non so quando finirà, partendo con un’antologia del peccato europeo. Mi sono reso conto che ogni nazione vive il suo dramma, per esempio in Svizzera il suicidio, in Scozia l’alcolismo».

La messa in scena di due anni all'auditorium San Vincenzo Ferreri di Ragusa, foto Sergio De MartinoLa messa in scena di due anni all’auditorium San Vincenzo Ferreri di Ragusa, foto Sergio De Martino

E’ soddisfatto dell’esperienza del laboratorio organizzato per preparare gli spettacoli catanesi?
«E’ stata un’esperienza interessante, ci sono state molte adesioni, di ragazzi incuriositi di seguire il seminario. Trenta persone con tanto entusiasmo e voglia di scommettersi, a prescindere dal fatto che siano stati scelti o no per lo spettacolo».

Il ruolo del prete folle che chiama a raccolta gli spettatori per confessare gli attori spettatori da chi sarà interpretato?
«Come in un’altra prestigiosa edizione andata in scena durante l’occupazione del Teatro Valle a Roma, il prete folle sarà interpretato da Andrea Tidona, l’attore modicano noto per avere interpretato “I cento passi” e “La meglio gioventù” di Marco Tullio Giordana».

Andrea TidonaAndrea Tidona

E chiediamo ad Andrea Tidona di ricordare alcuni momenti salienti de “La Confessione”. Tidona: «Ho partecipato a diverse edizioni dello spettacolo ma in passato ho sempre recitato da peccatore, facevo un monologo della Maraini che avrò ripetuto almeno mille volte, considerando che le spettatrici sono solitamente dodici ad ascoltare i vari peccati. Invece a Catania per la prima volta sarò il prete folle. Posso solo dire che è un’esperienza unica per l’attore e per lo spettatore, un contatto diretto di forti emozioni, contro tutte le banali convenzioni, la confessione terribile di un peccato nasconde un dramma immane».

Walter ManfrèWalter Manfrè

La confessione di Walter Manfrè

Ma Musica Arte di Catania, dal 5 al 7 maggio e dal 12 al 14 maggio, alle ore 21 e alle ore 23.

Testi messi in scena per questa nuovo ciclo di rappresentazioni: “Un sogno per forza” di Francesca Archibugi; “Coprofagia” di Gian Piero Bona; “Libertà” di Alberto Bassetti; “La bestemmiatrice” di Duccio Camerini; “La porcilaia” di Ugo Chiti; “Il miracolo” di Vincenzo Consolo; “Forse mi chiamo Francesca” di Luca De Bei; “I tacchi a spillo del destino” di Rocco D’Onghia; “Gronchi Rosa” di Edoardo Erba; “Il pezzo di carta” di Edoardo Erba; “La notte” di Lucia Giaquinto; “Dormivo mentre mio padre moriva” di Giovanna Giordano; “Il nuovo Prometeo” di Serena Manfré; “Un peccato. La suora” di Beatrice Monroy; “La verità” di Angelo Longoni; “Pura di cuore” di Valeria Moretti; “Pesciolini Rossi” di Agata Motta; “La svista” di Aldo Nicolaj; “Uomo del Sud” di Aldo Nicolaj; “Donatello” di Massimiliano Perrotta; “L’imperfezionista” di Manlio Santanelli; “Attenti al cane” di Michele Serio; “Secondo Matteo” di– Umberto Simonetta; “L’abbraccio” di Liliana Stimolo; “La pornostar” di Domenico Trischitta; “Gianna C.” di Adriano Vianello.

Presentazione “La croce”

19.05.06 – 20.05.06
Spettacolo teatrale – La Croce
Teatro Libero Palermo Palermo
Uno spettacolo teatrale scritto e diretto da Agata Motta, con Sabrina Petyx e Giuseppe Sangiorgi e con le musiche di Giuseppe Milici, al Teatro Libero di Palermo (091 6174040) il 19 e 20 maggio alle 21,00. Il lavoro è frutto dell ́osservazione interna di realtà scolastiche estreme presenti nelle cosiddette “aree a rischio”. Sono realtà di cui si parla raramente, un sottobosco scomodo che si preferisce accantonare. E ́ una scuola che non collima perfettamente con i trionfalistici modelli nazionali, una scuola in cui anche le più banali attività didattiche diventano fantascientifiche e improponibili. E ́ una scuola che esiste, che tragicamente coinvolge migliaia di ragazzi sbandati e privi di qualsiasi coordinata che non abbia il sapore della violenza e centinaia di docenti abbandonati a se stessi in contesti disumani nei quali l ́assurdo è normale amministrazione. Con l’aspettativa che questo contributo teatrale, al di là della sua valenza artistica ed emotiva, possa alimentare un dibattito in cui non ci si soffermi sul solito luogo comune della scuola pubblica allo sfascio, comunque figlia di una società allo sfascio.
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