Sinossi testi teatrali

Viaggio nei tuoi occhi

In Viaggio nei tuoi occhi l’autrice disegna tre personaggi che sono 3 modi diversi  di essere e non-essere madri:

una donna anziana, che a causa di un disturbo senile non ricorda più di avere una figlia e dedica tutti i suoi pensieri a Bartolomeo, il gatto smarrito;

la figlia di lei, che cerca di tenere il filo delle generazioni, interrotto dalla memoria intermittente della madre,  con cui tenta un ostinato dialogo e racconta dei suoi tentativi falliti di diventare madre;

la donna con cui la figlia dialoga in chat della mancata maternità. Quest’ultima, presenza-assenza, voce e sentimento, esisterà con forza soltanto negandosi  alla sua funzione di riverbero e schermo  dei sentimenti altrui.

L’ incontro fra questi personaggi procede circolare,  al ritmo del rito, tra ricordi e dimenticanze, tra la vita e la morte, il buio e la luce, il suono e il silenzio, la parola e il canto, nell’essenzialità dello spazio della scena.

Meravigliosamente, divagazioni fantastiche sullo stupor mundi

L’opera ha l’intento di presentare ad un pubblico giovane la complessa figura di Federico II di Svevia. Già il sottotitolo suggerisce come esso sia frutto di fantasia, ma le divagazioni proposte scaturiscono sempre da reali elementi storici e biografici rivisitati in chiave poetica allo scopo di fornire delle nozioni basilari agli ascoltatori,

Attraverso gli spunti canonici cui è obbligatorio fare riferimento ( pluralità di interessi e di studi; apertura illuminata verso altre culture; scontro con il Papato culminante nella questione delle Crociate in Terrasanta; lotta contro gli eretici e i musulmani; scontro con le autonomie comunali del Nord Italia; nascita, nella sua corte, della scuola poetica siciliana, prima grande avventura del volgare italiano) emerge a tutto tondo la figura del sovrano contraddittoriamente ricordato dalle fonti storiche: sapiente e bizzarro, generoso e crudele. Si è voluto attualizzare la storia e i personaggi, trasformare l’incontro con l’evento scenico in un dibattito sull’universalità dei valori e delle grandi tematiche esistenziali: l’ambizione che inaridisce l’animo e spinge a calpestare gli individui; l’ansia di comprendere la morte e di scoprirne il mistero; la dolorosa pirandelliana lacerazione tra la “maschera” e il volto che essa cela, tra ciò che siamo per la società e l’utopica libertà cui aspira lo spirito; il contrasto insanabile e machiavelliano tra morale e ragion di Stato. Tutto questo non appartiene soltanto alla realtà di Federico, imperatore del XIII secolo, ma alla realtà di ogni epoca e quindi anche alla nostra. Federico è un uomo che mette in discussione se stesso: questa la cifra del lavoro, questo l’invito che i giovani potrebbero raccogliere.

 

La seconda primavera

Ispirato ad un fatto di cronaca, il monologo affronta i temi della follia, della solitudine e della diversità. L’adolescente Anna venne rinchiusa per disturbi nervosi in manicomio negli anni ’40, ma per un errore burocratico ai familiari giunse poco dopo la comunicazione del decesso della ragazza. Così per cinquant’anni Anna ha vissuto in uno stato di letargo, bloccata in un’età mentale che il corpo, con l’inesorabile passare degli anni e le brutali sevizie subite, poteva solo negare. Questa la nuda cronaca sulla quale con molta libertà si è costruito un ipotetico vissuto della ragazza alla ricerca delle cause che avevano prodotto l’esigenza dell’internamento: una forma non riconosciuta di anoressia legata allo spezzarsi del legame morboso e velatamente omosessuale che la ragazza aveva stretto con la cugina Sara. A brandelli emerge il suo mondo, i suoi affetti, le sue stravaganze che un’epoca gretta e una realtà sociale conservatrice potevano solo bollare come pericolose manifestazioni di follia. A volte sembra che la donna parli ad una vecchia accanto a sé, ne è intimorita e infastidita, la guarda con indifferenza, ne racconta con durezza certi dettagli che appartengono alla tragica quotidianità dell’internamento. Si evidenzia in tal modo una scissione evidente tra la giovane donna che era entrata in manicomio adolescente e l’orrida vecchia che ne uscirà dopo mezzo secolo: due in una, una in due. La storia di uno scherzo del destino che è costato una vita. Un’ulteriore riflessione sul modo di affrontare la follia, ancora oggi difficilissimo nonostante le conquiste della legge Basaglia, e sulla diversità sessuale, ancora oggi percepita con sospetto o con imbarazzo.

 

La croce

Un giovane uomo, nella solitudine della sua detenzione, ricorda un episodio della sua adolescenza che lo ha segnato profondamente e ad esso associa un volto di donna che lo ossessiona, quello della sua insegnante.

Una giovane insegnante, nello sconcerto della sua nevrosi, ricorda un’infernale esperienza scolastica che l’ha condotta ad un gesto carico di conseguenze.

Due universi lontanissimi e distanti; la comunicazione bloccata dalla reciproca incomprensione. Due profezie che tragicamente si avverano: il carcere per il ragazzo, la pazzia per la donna. Presente e passato, realtà e astrazioni convivono sulla scena per ricostruire brandelli di esistenze dure, imprevedibili, ai limiti della sopportazione in cui si mescolano ricordi, sogni, frustrazioni, desideri inconfessabili. Tutto è filtrato dalla lente deformante della memoria che mescola e sovrappone i piani temporali in uno scomposto e ossessivo collage nel quale diventa impossibile distinguere nettamente i confini tra realtà e incubo.

La vittima designata – la giovane insegnante idealista, carne da macello per ragazzi sbandati – diventa per un attimo carnefice, ma ciò segnerà radicalmente due giovani destini: quello di una donna votata al successo e quello di un ragazzo predestinato al male.

Donna felice

Un’anziana cartomante legge, sul ciglio della strada, le carte ai passanti cercando di regalare ad ognuno di essi piccole speranze di felicità future. Lentamente emergerà il suo passato, macchiato da due colpe gravissime: il folle innamoramento per il proprio psicanalista (una forma di transfert devastante e distruttivo) e un tentato infanticidio. Il suo mondo si è sbriciolato dentro un’aula di tribunale e, adesso, uscita dall’inferno carcerario, si nutre di ricordi fino a scomparire all’improvviso, così come all’improvviso era apparsa sul ciglio di quella strada.

 

“Lampedusa way” di Lina Prosa

TRILOGIA DEL NAUFRAGIO

“Lampedusa way” di Lina Prosa di scena al Teatro Biondo di Palermo   

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In viaggio con la speranza di ritrovare Shauba e Mohamed., in viaggio per recuperare pezzi sparsi di famiglie disgregate, in viaggio per tentare di ricucire frammenti di storie mancanti all’appello della conoscenza prima e della memoria dopo. In sottofondo il cuore della grande Africa che pulsa per i suoi figli dispersi, lento come una nenia, ineluttabile come il destino. » Read more

“Servo per due” di Bean

GOLDONIANI, A BRIGLIA SCIOLTA

Al Biondo Favino

“Servo per due” di Bean, con Pierfrancesco Favino- Palermo, Teatro Biondo

di Agata Motta

Nonostante la dislocazione geografica e cronologica comporti di necessità una radicale trasformazione di dialoghi e situazioni, della frenetica e tradizionale commedia goldoniana Il servitore di due padroni rimane ancora molto in questo vorticoso ed esilarante Servo per due di Richard Bean, tradotto e adattato da Pierfrancesco Favino insieme con Paolo Sassanelli, Marit Nissen e Simonetta Solder. Dalla Brighton negli anni ’60 alla Rimini degli anni ‘30 il passo non è brevissimo, ma sa molto di ritorno in famiglia e piace immaginare che persino Goldoni ne sarebbe contento. Cos’è dunque quel molto che rimane? » Read more

Davide Enia e il progetto “Odissea”

VIAGGIO ALA RICERCA DI UN TEMPO DA RITROVARE

di Agata Motta

L’Odissea raccontata da Enia al Biondo di Palermo

Davide Enia e il progetto “Odissea” di Sergio Maifredi alla Sala Strehler del Biondo di Palermo

La parola manipolata ad arte per raggiungere un fine, la parola come conoscenza e come inganno, la parola veritiera e quella adulatoria, le parole per un racconto, anzi, per il racconto per eccellenza con il suo corredo di seduzioni narrative. Si tratta praticamente di un invito a nozze per Davide Enia che dell’uso delle parole ha fatto il suo mestiere e che, dunque, indossa Odissea. Un racconto mediterraneo – il progetto di Sergio Maifredi che realizza una narrazione a più voci del poema omerico – come il più comodo dei vestiti, come le ampie camicie che indossa sotto i riflettori.

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“Kean-Passione e seduzione” di M. Perriera

L’IMPORTANZA DI CHIAMARSI KEAN

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In una ‘prima’ nazionale di “Passione e seduzione” al Teatro Biondo di Palermo- Protagonista Lollo Franco

di Agata Motta

“Siamo fatti della stessa materia di cui sono fatti i sogni”: sono queste le parole cui Kean affida il suo testamento spirituale, sono le parole dell’amato Shakespeare e di un’opera in particolare, La tempesta, che alla fine l’attore non porterà sulla scena per sfida e soprattutto per paura, proprio quella paura della quale spesso si nutrono i più grandi interpreti, quelli che sembrano divorare il mondo dal palcoscenico e che nell’angusto spazio del proprio camerino annegano nei dubbi e nel disperato amore per una vocazione dannata ma indispensabile come l’aria. » Read more

Intervista a Davide Enia

Di scena al Teatro Biondo di Palermo con un progetto itinerante di Sergio Maifredi

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di Agata Motta

Non è necessario sgombrare la mente dai pensieri per predisporsi all’ascolto quando si va al teatro per assistere ad uno spettacolo di Davide Enia. La sua capacità affabulatoria è un talento naturale, le sue parole calamitano l’attenzione di qualsiasi pubblico, anche quello più distratto e riottoso, i suoi gesti e il suo sguardo creano un campo magnetico che si propaga senza incontrare alcun ostacolo e il miracolo si manifesta, immancabilmente, ad ogni replica. Dal 20 gennaio Enia approderà allo Stabile palermitano con il suo Odissea. Un racconto mediterraneo. La discesa agli inferi di Odisseo Canto XI, progetto itinerante, ideato e curato da Sergio Maifredi, che affida il poema omerico alla narrazione orale di attori, scrittori e artisti di diversa esperienza. » Read more

Presentazione di “La Fame/La Peste” di S. Licata

UN DITTICO DA COSTANZA LICATA

Inaugura la stagione della Sala Strehler

di Agata Motta

Sarà  il dittico La Fame/La Peste di Salvo Licata ad aprire la densa e promettente programmazione della Sala Strehler del Biondo, finestra già aperta da qualche tempo sulla drammaturgia siciliana e in particolare palermitana. Lo spettacolo, in scena da domani al 17 gennaio, torna al Biondo a 35 anni dal debutto, trovando nuova linfa nel taglio contemporaneo scelto dal regista Luca D’Angelo, nelle musiche, appositamente composte e cantate da Costanza Licata ed eseguite dal vivo dalla pianista Irene Maria Salerno, e in un cast di attori fortemente voluto dalla stessa Costanza perché, racchiudendo più di 40 anni di recitazione cittadina, rappresenta in qualche modo la Storia. » Read more

“Gioco di specchi” di S. Massini

Lo spettatore accorto

A PARTIR DA DON CHISCIOTTE….

“Gioco di specchi” di Stefano Massini al Teatro Libero di Palermo

di Agata Motta

L’illustre cavaliere e il suo scudiero Sancho Panza si ritrovano sotto un albero a riposare, ma un sogno -la materia immateriale di cui è fatta la vita umana- li tutba  entrambi perché foriero di Morte e li porta ad ipotizzare soluzioni possibili, ad arrovellarsi nel tentativo di aggirare l’ostacolo. L’input narrativo dello spettacolo, in scena al Libero, Gioco di specchi – drammaturgia dell’apprezzato Stefano Massini a partire dal “Don Chisciotte” di Cervantes – è semplicissimo così come essenziale e puramente evocativo appare l’allestimento scenico: un cavallino a dondolo (ingenuo balocco che sulla carta ha nome Ronzinante) e un’armatura dismessa accanto ad una scacchiera. Le illusioni cavalleresche e la logica razionale si fronteggiano, inutile scommettere sulla vittoria delle une o dell’altra, perché la vita non contempla questa categoria; la vita stuzzica le ambizioni per poi mortificarle, sprona alle grandi azioni per poi vanificarle. » Read more

“Still life” di Ricci/Forte

Il mestiere del critico

RICCI\FORTE CONTRO IL BULLISMO OMOFOBO

Al Teatro Biondo di Palermo con il contrastato “Still life”

di Agata Motta

“A differenza del mondo animale nel mondo umano l’individuo conta più del genere”: una dichiarazione che è anche il manifesto ideologico di Still life, il discusso lavoro del duo ricci/forte proposto al Biondo. Gli autori giungono per la prima volta a Palermo con una proposta/conferenza che, sebbene come inizialmente dichiarato non voglia essere teatro, in realtà si fa spettacolo nel suo fluire ininterrotto di frammenti testuali, spesso delicati, ricercati e disarmanti sotto il profilo linguistico e lessicale, e nelle sapienti coreografie (i movimenti sono curati da Marco Angelilli) scaturite dalle occasioni narrative. Si parla delle vittime del bullismo omofobo, della sconfitta morale della società in cui qualcuno sceglie il suicidio, della violenza fisica o psicologica che accompagna la scoperta di una condizione diversa rispetto ad un concetto di “normalità” che gli autori ritengono assurdo. » Read more

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