“Fame d’aria” di Daniele Mencarelli

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L’agonia che non passa. “Fame d’aria” di Daniele Mencarelli, Mondadori ed.

@ Agata Motta, 19 agosto 2023

Se non si può più vivere la propria vita, se bisogna accudire momento per momento il proprio figlio, se non è neanche ipotizzabile tornare indietro all’epoca in cui tutto era fattibile e semplice, è scontato sentirsi senza ossigeno, agonizzanti, affamati d’aria per via di un macigno posato sul petto a pressare senza misericordia, bisognosi, e magari desiderosi, di un pietoso colpo di grazia per interrompere una sofferenza che ha il sapore dell’ineluttabilità e dell’eternità del nostro tempo sulla terra. “Ha da passà ‘a nuttata” diceva Eduardo, ma ci sono certe notti che non passano mai, che offrono solo incerti spicchi di luna da osservare da lontano con la consapevolezza che l’algido bagliore non apparterrà mai a chi guarda la vita dal di fuori, una vita che scorre per gli altri e non più per se stessi in un altrove irraggiungibile.
In Fame d’aria di Daniele Mencarelli, Mondadori editore, la percezione del dolore muto e insostenibile legato alla gestione di un figlio disabile (autismo a bassissimo rendimento) lacera come un vetro aguzzo e scava nella carne con la rabbia impotente di un padre che si interroga sulla propria sorte e che riversa il proprio insopportabile malessere sul ragazzo, tanto bello quanto inconsapevole dello sfascio prodotto nella coppia che lo ha generato. La beffa atroce dell’autismo è quella di non manifestarsi subito, di lasciare ai genitori il tempo di gioire, di illudersi, di progettare, fino ai giorni amari dei dubbi, della percezione di una diversità evidente, dello sgomento di una diagnosi che non lascia alcuno spazio alla speranza ma solo ad incessanti tentativi di terapie volte ad alzare di pochi millimetri l’asticella del rendimento e di una impossibile autonomia. E saranno i giorni “della tenebra più fitta della notte”, quelli dell’invidia per il miracolo di un figlio normale. La ferita narcisistica e l’autocommiserazione (Possibile io? Perché proprio a me?) diventano compagne inseparabili e se almeno in sogno affiorano brandelli di normalità, il risveglio, dopo pochi attimi di nebbiosa sospensione, riconsegna l’impatto con una realtà senza scampo scandita da cure igieniche e istruzioni alimentari. Il rimpianto di un’altra vita possibile, senza quel figlio o con un figlio come gli altri, trafigge il cuore come un inattingibile raggio di luce. Lo sguardo vuoto del ragazzo è lo specchio dell’impotenza paterna, di un sentimento che somiglia all’odio e che invece è soltanto un amore frustrato, tanto disperato quanto inutile.
Pietro viaggia su una vecchia Golf con il figlio Jacopo diretto in Puglia, a Marina di Ginosa, là dove tutto è cominciato, là dove un incontro di sguardi ha fatto conoscere l’amore a Pietro e a Bianca. Un guasto alla frizione costringe Pietro a fermarsi a Sant’Anna del Sannio, un minuscolo paese in pietra bianca, in cerca di aiuto. Le solite occhiate su Jacopo – ci vuol poco a coglierne la diversità, bastano gli occhi privi di qualsiasi scintilla e i movimenti stereotipati – la solita risposta brusca e spiazzante a chi chiede chiarimenti per pietà o per morbosa curiosità, il solito finto interesse per “qualsiasi tema che riguarda l’esistenza”. Il rischio dell’asfissia emotiva è dietro l’angolo, l’aria come elemento vitale viene a mancare e porta alla morte spirituale.

Daniele Mencarelli

Cos’è rimasto di Bianca e Pietro? Cos’è rimasto del loro amore? Cosa può sopravvivere in giornate prive di qualsiasi orizzonte progettuale? E se a tutto questo si uniscono le difficoltà economiche e la solitudine nel proprio dramma, come può la vita sorridere o offrire qualche lusinga? Il bonario soccorso del meccanico Oliviero e la severa ospitalità di Agata, proprietaria di un bar che un tempo era stato anche pensione, lo trattengono in un microcosmo di riservatezza in cui i sentimenti sembrano raggelati ma pronti ad affiorare. Un refolo d’aria sembra giungere a Pietro dal sorriso di Gaia, una donna che aiuta Agata nelle faccende da sbrigare, di cui solo alla fine si scoprirà il passato, ma quell’aria, di cui il protagonista ha una fame disperata, non può posarsi sulle sue aride labbra, e sembra che il destino debba compiersi così come lui ha deciso di costruirlo attraverso quel viaggio, uno sgambetto alla malasorte, uno sberleffo che vuol trasformarsi in un abbraccio di purissimo amore. Non sarà così per quel piccolo prodigioso fenomeno che chiamiamo empatia e grazie alla piccola comunità che si stringe intorno al corpo estraneo per proteggerlo da se stesso e dai propri impulsi distruttivi.
Nella singolare e disturbante immagine di copertina si coglie l’allusione al pio Enea che regge sulle spalle il vecchio padre Anchise con un doloroso e innaturale capovolgimento. Pietro appare piccolo e per nulla rassegnato a portare la sua croce, Jacopo giganteggia con un corpo arrotolato e inerte, il volto di chi non ha percezione del proprio esagerato peso.
Mencarelli torna al proprio vissuto con un testo meno ricco e articolato rispetto al bellissimo La casa degli sguardi del suo esordio narrativo, ma più dolente ed essenziale, quasi prosciugato persino nella sintassi, e si conferma grande narratore di verità dolorose, di quelle vite assurde e spigolose che la sorte affibbia senza ritegno a chi non le merita.
“Dio è un altro” recita la dedica dell’autore, una preghiera o uno schiaffo per quel Dio che si vorrebbe sentire vicino nella disperazione e che invece non risponde perché non vuole o non può o più semplicemente perché non esiste così come l’essere umano lo concepisce, è un altro. Non è dato conoscere il perché della sofferenza, si può solo prenderne atto e continuare a soffrire.

Fame d’aria
Daniele Mencarelli
Mondadori
19,00 €

https://www.scriptandbooks.it/2023/08/19/lagonia-che-non-passa-fame-daria-di-daniele-mencarelli-mondadori-ed/

anche su Articolo21

https://www.articolo21.org/2023/08/lagonia-che-non-passa-fame-daria-di-daniele-mencarelli-mondadori-ed/

“La casa degli sguardi” di Daniele Mencarelli

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Viaggio di sola andata. “La casa degli sguardi” di Daniele Mencarelli

@ Agata Motta, 8 maggio 2023

La morte di un bambino è una bestemmia che non ha giustificazione alcuna, è una violenza inaudita alla quale Dio non si oppone, quel Dio che dovrebbe chiedere perdono per il dolore che consente sulla Terra. Il tema del male inflitto agli innocenti, vissuto come scandalo insostenibile, emerge prepotente dalle pagine di autori che non smettono di interrogarsi su laceranti questioni morali ed è presente nel romanzo d’esordio La casa degli sguardi (Premio Severino Cesari Opera Prima, Premio Volponi e Premio John Fante Opera Prima), edito da Mondadori, del poeta romano Daniele Mencarelli che consegna alla scrittura la propria dura esperienza di vita, un candido fiore del male che profuma di verità e sofferenza.
Come il Cristo in croce che implora gli uomini di perdonare il Padre “perché non sa quello che fa”, come Caino consapevole di essere soltanto uno strumento per la realizzazione del progetto divino – entrambi superbamente rappresentati dalla potenza visionaria di Josè Saramago – anche il giovane Daniele, stritolato dall’angoscia, inizialmente si ribella all’idea di un Dio sordo o addirittura compiacente, ma nell’eterno conflitto tra il bene e il male lascia aperto un varco salvifico. Da quelle morti di cui è tormentato spettatore nell’ospedale pediatrico del Bambino Gesù, da quei piccoli martiri incolpevoli, da quegli sguardi muti carichi di vita negata Daniele Mencarelli ha ricevuto il dono della redenzione dopo una giovinezza di eccessi autodistruttivi causati da una carica empatica devastante, dallo spontaneo istinto di reggere sulle proprie spalle tutte le croci del mondo.
Nel romanzo Daniele ha venticinque anni (tolto il velo della finzione letteraria, di se stesso in sostanza parla l’autore), ha spazzato via gli ultimi quattro con determinazione e con l’unico obiettivo di spazzare via tutti gli altri ancora da soffrire. Perché per Daniele vivere equivale a questo, soffrire passo dopo passo nella certezza di non essere malato ma semplicemente “vivo oltremisura”. Capita dunque di incespicare nelle droghe e infine nell’alcol alla ricerca permanente di uno stato di dimenticanza che appanni la percezione della propria miseria e della devastazione prodotta nella famiglia che tenta di accudirlo. I sensi di colpa nei confronti dei genitori, in particolare della madre che dorme sui gradini davanti la stanza in attesa del suo risveglio, mordono la carne ma non bastano a farlo smettere di bere, è più semplice continuare a farlo e sprofondare nuovamente nella dimenticanza. Poi un amico poeta gli procurerà un contratto di lavoro con una cooperativa che agisce nell’ospedale pediatrico del Bambino Gesù di Roma. Sarà lo snodo, il punto di svolta in un crescendo di cadute e risalite.
La consapevolezza del peso abnorme di una sensibilità acutissima vissuta come una dannazione porta l’autore alla ricerca di risposte perentorie sul destino dell’uomo e sul suo viaggio in una terra che porge le lusinghe della natura da una parte e la disperazione della solitudine dall’altra. Le risposte arriveranno proprio attraverso la capacità di sporcarsi per comprendere l’ipotesi del bene e attraverso il furto improvviso di brandelli di bellezza nel mite capolavoro del creato. E saranno risposte pregne di speranza, perché si può ricominciare a vivere dopo aver attraversato l’inferno, portando sulla pelle cicatrici e ustioni che non potranno rimarginarsi e guarire perché saranno necessarie per continuare a ricordare ciò che si è visto, ciò che si è patito. Immergersi nel dolore, percorrerlo in apnea, testimoniarlo e poi restituirlo sotto forma di poesia darà al giovane Mencarelli la seconda possibilità, quella di ripartire senza lasciarsi alle spalle gli anni tossici delle dipendenze ma facendone materia incandescente e oggetto di riflessione. E alle esperienze vissute in momenti diversi del proprio calvario Mencarelli è tornato con Tutto chiede salvezza e Sempre tornare. La salvezza agganciata alle parole come sempre avviene in chi vive e si nutre di scrittura.

Daniele Mencarelli

La prosa di Mencarelli scandaglia il proprio malessere esistenziale e la sofferenza gratuita e incomprensibile dei bambini e li osserva da vicino con immagini vivissime e laceranti, eppure ne emerge nitida e pulita e, in ogni pagina, si avvertono il cesello lessicale del poeta e il riverbero sonoro delle parole. La consuetudine con le sceneggiature traspare invece nei dialoghi con i colleghi e con i familiari nei quali subentra il dialetto per restituire atmosfere genuine e reali, battute che sembrano quasi registrare il parlato nel suo apparire sulle labbra dei personaggi.
Se la dimenticanza alcolica avrebbe dovuto condurre alla divina indifferenza, è nella lucidità riconquistata che l’autore incontra la gialla ginestra leopardiana e la oltrepassa. Nei compagni di lavoro ha scoperto l’appartenenza, il riconoscimento e la fratellanza, nelle parole di una suora una visione dell’esistere che oltrepassa il contingente, negli occhi curiosi dei bambini malati e in quelli spenti dei loro genitori la compassione. La comunione con gli altri uomini scaturisce dall’essere compagni di un viaggio di sola andata, di cui non è possibile conoscere la destinazione e la durata, sotto un cielo magnificamente azzurro per chi lo sa guardare.
Sembra la prima alba del mondo […] Appoggiato alla balaustra del belvedere, mi fermo a guardare. Ogni singola particella del cosmo sembra in armonia con quello che ha intorno, nulla stride, non c’è infelicità a perdita d’occhio: Dio si palesa così, parla dentro questi momenti, l’attimo in cui il respiro si ferma.
A chiusura una poesia inedita del 2018 dedicata a Toctoc, Alfredo, uno dei bambini dell’ospedale, morto dopo un anno di degenza, con il quale il giovane Daniele aveva intrecciato un muto dialogo fatto di gesti attraverso il vetro di demarcazione tra il mondo dei sani e quello dei malati. È uno di quegli sguardi che ha continuato a trafiggere il ricordo del poeta che infine usa le proprie parole per regalargli una pagina d’immortalità.

La casa degli sguardi
Daniele Mencarelli
Mondadori 224 pagine € 12,50

https://www.scriptandbooks.it/2023/05/11/viaggio-di-sola-andata-la-casa-degli-sguardi-di-daniele-mencarelli/