“Altrove” di Agata Motta su Scenario

, ,   

 

Agata Motta, ALTROVE, Tabula Fati Editore

 

 

Esistono momenti nella vita in cui si avverte inestirpabile il bisogno di un “altrove” che somigli alla fuga, al sogno, al desiderio, alla salvezza. Ma la necessità di restare dove ci ha spinto una mano invisibile — non importa che si chiami destino imponderabile, scelta consapevole, convenzione sociale o ruolo assunto — può produrre esplosioni devastanti o sottili malesseri che rodono incessantemente. Altrove è il filo conduttore che lega la produzione drammaturgica, assai diversa per toni e motivi, di circa un decennio (1998/2009) di Agata Motta.

La Croce mette in scena una discesa agli inferi senza possibilità di redenzione sullo sfondo della problematica realtà delle “scuole a rischio”. La vittima designata diventa per un attimo carnefice e ciò segnerà radicalmente il destino di una donna votata al successo e quello di un ragazzo predestinato al male.

La seconda primavera si ispira ad un fatto di cronaca: l’adolescente Anna venne rinchiusa per disturbi nervosi in manicomio negli anni Quaranta, ma per un errore burocratico ai familiari giunse poco dopo la comunicazione del decesso della ragazza. Sulla nuda cronaca si è costruito l’ipotetico vissuto scaturito da un atroce scherzo del destino.

Viaggio nei tuoi occhi presenta tre modi diversi di essere e non-essere madri e sviscera alcune tematiche attuali — la gestione dei genitori affetti da demenza, le caparbie maternità tardive e l’uso distorto dei social — in una narrazione che sconfina nel surreale.

Donna felice narra di una cartomante che regala ai passanti speranze di felicità future, ma lentamente emergerà il tragico passato che ha sbriciolato le sue piccole certezze borghesi.

[ISBN-978-88-7475-839-5]

Pag. 160 – € 12,00

http://www.inscenaonlineteam.net/2020/08/07/la-necessita-di-restare-tabula-fati-pubblica-la-produzione-drammaturgica-di-agata-motta-nel-volume-altrove/

Agata Motta, ALTROVE, Tabula Fati Editore

Altrove
Esistono momenti nella vita in cui si avverte inestirpabile il bisogno di un “altrove” che somigli alla fuga, al sogno, al desiderio, alla salvezza. Ma la necessità di restare dove ci ha spinto una mano invisibile — non importa che si chiami destino imponderabile, scelta consapevole, convenzione sociale o ruolo assunto — può produrre esplosioni devastanti o sottili malesseri che rodono incessantemente. Altrove è il filo conduttore che lega la produzione drammaturgica, assai diversa per toni e motivi, di circa un decennio (1998/2009) di Agata Motta.
La Croce mette in scena una discesa agli inferi senza possibilità di redenzione sullo sfondo della problematica realtà delle “scuole a rischio”. La vittima designata diventa per un attimo carnefice e ciò segnerà radicalmente il destino di una donna votata al successo e quello di un ragazzo predestinato al male.
La seconda primavera si ispira ad un fatto di cronaca: l’adolescente Anna venne rinchiusa per disturbi nervosi in manicomio negli anni Quaranta, ma per un errore burocratico ai familiari giunse poco dopo la comunicazione del decesso della ragazza. Sulla nuda cronaca si è costruito l’ipotetico vissuto scaturito da un atroce scherzo del destino.
Viaggio nei tuoi occhi presenta tre modi diversi di essere e non-essere madri e sviscera alcune tematiche attuali — la gestione dei genitori affetti da demenza, le caparbie maternità tardive e l’uso distorto dei social — in una narrazione che sconfina nel surreale.
Donna felice narra di una cartomante che regala ai passanti speranze di felicità future, ma lentamente emergerà il tragico passato che ha sbriciolato le sue piccole certezze borghesi.

 

[ISBN-978-88-7475-839-5]

Pag. 160 – € 12,00

https://www.edizionitabulafati.it/altrove.htm

 

Sinossi testi teatrali

Viaggio nei tuoi occhi

In Viaggio nei tuoi occhi l’autrice disegna tre personaggi che sono 3 modi diversi  di essere e non-essere madri:

una donna anziana, che a causa di un disturbo senile non ricorda più di avere una figlia e dedica tutti i suoi pensieri a Bartolomeo, il gatto smarrito;

la figlia di lei, che cerca di tenere il filo delle generazioni, interrotto dalla memoria intermittente della madre,  con cui tenta un ostinato dialogo e racconta dei suoi tentativi falliti di diventare madre;

la donna con cui la figlia dialoga in chat della mancata maternità. Quest’ultima, presenza-assenza, voce e sentimento, esisterà con forza soltanto negandosi  alla sua funzione di riverbero e schermo  dei sentimenti altrui.

L’ incontro fra questi personaggi procede circolare,  al ritmo del rito, tra ricordi e dimenticanze, tra la vita e la morte, il buio e la luce, il suono e il silenzio, la parola e il canto, nell’essenzialità dello spazio della scena.

Meravigliosamente, divagazioni fantastiche sullo stupor mundi

L’opera ha l’intento di presentare ad un pubblico giovane la complessa figura di Federico II di Svevia. Già il sottotitolo suggerisce come esso sia frutto di fantasia, ma le divagazioni proposte scaturiscono sempre da reali elementi storici e biografici rivisitati in chiave poetica allo scopo di fornire delle nozioni basilari agli ascoltatori,

Attraverso gli spunti canonici cui è obbligatorio fare riferimento ( pluralità di interessi e di studi; apertura illuminata verso altre culture; scontro con il Papato culminante nella questione delle Crociate in Terrasanta; lotta contro gli eretici e i musulmani; scontro con le autonomie comunali del Nord Italia; nascita, nella sua corte, della scuola poetica siciliana, prima grande avventura del volgare italiano) emerge a tutto tondo la figura del sovrano contraddittoriamente ricordato dalle fonti storiche: sapiente e bizzarro, generoso e crudele. Si è voluto attualizzare la storia e i personaggi, trasformare l’incontro con l’evento scenico in un dibattito sull’universalità dei valori e delle grandi tematiche esistenziali: l’ambizione che inaridisce l’animo e spinge a calpestare gli individui; l’ansia di comprendere la morte e di scoprirne il mistero; la dolorosa pirandelliana lacerazione tra la “maschera” e il volto che essa cela, tra ciò che siamo per la società e l’utopica libertà cui aspira lo spirito; il contrasto insanabile e machiavelliano tra morale e ragion di Stato. Tutto questo non appartiene soltanto alla realtà di Federico, imperatore del XIII secolo, ma alla realtà di ogni epoca e quindi anche alla nostra. Federico è un uomo che mette in discussione se stesso: questa la cifra del lavoro, questo l’invito che i giovani potrebbero raccogliere.

 

La seconda primavera

Ispirato ad un fatto di cronaca, il monologo affronta i temi della follia, della solitudine e della diversità. L’adolescente Anna venne rinchiusa per disturbi nervosi in manicomio negli anni ’40, ma per un errore burocratico ai familiari giunse poco dopo la comunicazione del decesso della ragazza. Così per cinquant’anni Anna ha vissuto in uno stato di letargo, bloccata in un’età mentale che il corpo, con l’inesorabile passare degli anni e le brutali sevizie subite, poteva solo negare. Questa la nuda cronaca sulla quale con molta libertà si è costruito un ipotetico vissuto della ragazza alla ricerca delle cause che avevano prodotto l’esigenza dell’internamento: una forma non riconosciuta di anoressia legata allo spezzarsi del legame morboso e velatamente omosessuale che la ragazza aveva stretto con la cugina Sara. A brandelli emerge il suo mondo, i suoi affetti, le sue stravaganze che un’epoca gretta e una realtà sociale conservatrice potevano solo bollare come pericolose manifestazioni di follia. A volte sembra che la donna parli ad una vecchia accanto a sé, ne è intimorita e infastidita, la guarda con indifferenza, ne racconta con durezza certi dettagli che appartengono alla tragica quotidianità dell’internamento. Si evidenzia in tal modo una scissione evidente tra la giovane donna che era entrata in manicomio adolescente e l’orrida vecchia che ne uscirà dopo mezzo secolo: due in una, una in due. La storia di uno scherzo del destino che è costato una vita. Un’ulteriore riflessione sul modo di affrontare la follia, ancora oggi difficilissimo nonostante le conquiste della legge Basaglia, e sulla diversità sessuale, ancora oggi percepita con sospetto o con imbarazzo.

 

La croce

Un giovane uomo, nella solitudine della sua detenzione, ricorda un episodio della sua adolescenza che lo ha segnato profondamente e ad esso associa un volto di donna che lo ossessiona, quello della sua insegnante.

Una giovane insegnante, nello sconcerto della sua nevrosi, ricorda un’infernale esperienza scolastica che l’ha condotta ad un gesto carico di conseguenze.

Due universi lontanissimi e distanti; la comunicazione bloccata dalla reciproca incomprensione. Due profezie che tragicamente si avverano: il carcere per il ragazzo, la pazzia per la donna. Presente e passato, realtà e astrazioni convivono sulla scena per ricostruire brandelli di esistenze dure, imprevedibili, ai limiti della sopportazione in cui si mescolano ricordi, sogni, frustrazioni, desideri inconfessabili. Tutto è filtrato dalla lente deformante della memoria che mescola e sovrappone i piani temporali in uno scomposto e ossessivo collage nel quale diventa impossibile distinguere nettamente i confini tra realtà e incubo.

La vittima designata – la giovane insegnante idealista, carne da macello per ragazzi sbandati – diventa per un attimo carnefice, ma ciò segnerà radicalmente due giovani destini: quello di una donna votata al successo e quello di un ragazzo predestinato al male.

Donna felice

Un’anziana cartomante legge, sul ciglio della strada, le carte ai passanti cercando di regalare ad ognuno di essi piccole speranze di felicità future. Lentamente emergerà il suo passato, macchiato da due colpe gravissime: il folle innamoramento per il proprio psicanalista (una forma di transfert devastante e distruttivo) e un tentato infanticidio. Il suo mondo si è sbriciolato dentro un’aula di tribunale e, adesso, uscita dall’inferno carcerario, si nutre di ricordi fino a scomparire all’improvviso, così come all’improvviso era apparsa sul ciglio di quella strada.