“Andrè e Dorine”del KulunKa Teatro

La perdita delle ‘piccole cose’. ‘André y Dorine’ al Teatro Libero di Palermo

 

Un interno discreto e raccolto con scrittoio, poltroncina, qualche mensola e tante foto appese al muro che racchiudono il percorso comune di una coppia giunta alla vecchiaia. Lui è uno scrittore prolifico ma non particolarmente affermato che continua a produrre, lei una violoncellista che strimpella qualche nota per farsi compagnia e attirare l’attenzione del compagno. Sono le solite dinamiche note delle coppie antiche quelle che si aspettano dall’altro solo la presenza che basta e avanza per condire quel poco di vita che rimane.

Ogni tanto la visita frettolosa del figlio ormai adulto che porta un piccolo dono ai genitori già pronti e predisposti all’ennesimo abbandono. Ma sarebbe troppo semplice e persino bello questo ménage paziente di reciproca tolleranza, questa condivisione di giorni uguali senza alcuno spiraglio di novità diverso da un mesto sorriso o da un affettuoso rimbrotto, è ovvio che non può durare…

Dopo più di cinquecento repliche in giro per il mondo, giunge al Teatro Libero di Palermo – con il supporto di PICE/Acción Culturale Española – la compagnia basca Kulunka Teatro con il pluripremiato André y Dorine di José Dault, Garbiñe Insausti, Iñaki Rikarte, Edu Cárcamo e Rolando San Martín. Successo meritato, perché lo spettacolo, nell’affrontare le tematiche universali di amore, malattia e morte, gode di una grazia particolare costituita dall’equilibrio perfetto tra malinconia e leggerezza. L’uso del physical theatre ha inoltre consentito il superamento di qualsiasi barriera linguistica (anche il cinema muto delle origini era fruibile alla stessa maniera), mentre l’uso delle maschere conferisce paradossalmente un tocco di maggiore umanità ai personaggi, come se i sentimenti venissero amplificati dai volti enormi ed inespressivi, per cui lo spettatore stenta a comprendere come sia possibile trasmettere persino impercettibili variazioni emotive nonostante l’imperturbabilità esibita dalla maschera. Così nello spettacolo, diretto da Iñaki Rikarte, e interpretato dagli stessi autori – José Dault, Garbiñe Insausti ed Edu Cárcamo – non sono le parole ad accompagnare la narrazione, ma le musiche di Yayo Cáceres, contrappunto gioioso o malinconico dello snocciolarsi del presente e dei ricordi.

Il giorno in cui arriva l’infausta sentenza sulle compromesse facoltà mentali di Dorine, André sembra non interessarsene, ma è soltanto il disperato tentativo di rifiutare ciò che sarebbe troppo difficile da accettare. La storia di questa coppia comincia a materializzarsi in ampi flashback scenici di ariosa freschezza e di sottile ironia avviati da un gesto o da una fotografia che traghettano nel presente amaro, perché le vittime della demenza non sono semplicemente quelle colpite direttamente dal male ma anche quelle che intorno a quel male sono costrette ad orbitare. I familiari, inizialmente spiazzati e determinati a resistere, pian piano si adeguano all’unica via percorribile, quella dell’accettazione che può esistere soltanto se le radici dell’amore sono davvero profonde, tanto profonde da trasformare un timido abbraccio in un ballo romantico e dolcissimo, finché gli allegri coriandoli nuziali trattenuti dal ricordo si trasformano in petali funebri e la custodia dell’amato violoncello diventa simbolica bara nella quale seppellire la donna e il suo universo.

Se è vero che l’arte attinge alla vita per indagarne i meccanismi e le verità, è interessante notare come la tematica della malattia – nell’inquietante e desolante versione della demenza senile – sia presente in maniera ossessiva e continua al cinema, nella letteratura e nel teatro. Forse l’attuale trionfalismo scientifico dell’allungamento della vita si scontra inevitabilmente con i guasti della dilatazione temporale di una vecchiaia in certi casi indignitosa e l’arte sa smascherare le statistiche, sa leggere oltre i numeri e le percentuali. Da Le pagine della nostra vita di Nick Cassavetes ad Iris – Un amore vero di Richard Eyre, da La versione di Barney di Mordecai Richler a Io non ricordo di Stefan Merrill Block, da I nostri passi di Chiara Bazzoli a Il Vangelo secondo Antonio di Dario De Luca le opere sull’argomento sono tantissime e l’elenco si potrebbe allungare a dismisura. Si tratta della conferma di un’emergenza narrativa che attraversa le ultime generazioni e si pone come tema etico dominante sul quale è necessario fermarsi a riflettere.

La regia pulita e sensibile e le capacità di espressione corporea degli interpreti consentono allo spettacolo di trasformarsi in una storia perfettamente leggibile che sa far sorridere senza allentare mai la morsa che stringe il cuore e che in qualcuno fa sgorgare una lacrima.

Il vecchio André affida la sua storia più intima e vera alla carta, la narrazione diviene dunque memoria e trasmissione di sentimenti e dolori per quelli che saranno in grado di raccoglierli, di porgere orecchio e di restare in ascolto.

http://www.inscenaonlineteam.net/inscena/2018/12/01/la-perdita-delle-piccole-cose-andre-y-dorine-al-teatro-libero-di-palermo/

https://www.articolo21.org/2018/12/la-perdita-delle-piccole-cose-andre-y-dorine-al-teatro-libero-di-palermo/

ANDRÉ Y DORINE

drammaturgia José Dault, Garbiñe Insausti, Iñaki Rikarte, Edu Cárcamo, Rolando San Martín

regia Iñaki Rikarte

con José Dault, Garbiñe Insausti, Edu Cárcamo

scene Laura Gómez

musica Yayo Cáceres

costumi Ikerne Giménez

luci Carlos Samaniego “Sama”

maschere Garbiñe Insausti

fotografia Gonzalo Jerez “El Selenita”

aiuto regia Rolando San Martín

Kulunka Teatro / Bilbao – Spagna

“Tre desideri” di B. Moor

AL PASSAGGIO DI UNA NUVOLA….

“Tre desideri” di Ben Moor, regia di Mauro Parrinello. Teatro Libero di Palermo

di Agata Motta

Forse è meglio così, che la cara vecchia terra continui a ‘provvedere’ ai suoi sei miliardi di inquilini, limitandosi ad uno sguardo affettuoso proiettato sullo scenario immenso dell’infinito. Non è un caso, infatti, se i due protagonisti di Tre desideri di Ben Moor inizino e finiscano il loro percorso dentro un planetario, entrambi affascinati dalla calotta celeste e da un altrove percorribile solo con l’immaginazione.

Il Teatro Libero di Palermo ospita per la prima volta in Italia un testo di Ben Moor, interessante ed acclamato autore britannico che Mauro Parrinello (anche regista dello spettacolo), ed  Elisa Benedetta Marinoni (anche traduttrice), interpretano con leggerezza e disinvoltura. L’occasione narrativa è surreale: il passaggio di una nuvola di natura non identificata produce lo strano fenomeno dei “tre desideri” che ogni essere umano ha la possibilità di realizzare. » Read more

“Gioco di specchi” di S. Massini

Lo spettatore accorto

A PARTIR DA DON CHISCIOTTE….

“Gioco di specchi” di Stefano Massini al Teatro Libero di Palermo

di Agata Motta

L’illustre cavaliere e il suo scudiero Sancho Panza si ritrovano sotto un albero a riposare, ma un sogno -la materia immateriale di cui è fatta la vita umana- li tutba  entrambi perché foriero di Morte e li porta ad ipotizzare soluzioni possibili, ad arrovellarsi nel tentativo di aggirare l’ostacolo. L’input narrativo dello spettacolo, in scena al Libero, Gioco di specchi – drammaturgia dell’apprezzato Stefano Massini a partire dal “Don Chisciotte” di Cervantes – è semplicissimo così come essenziale e puramente evocativo appare l’allestimento scenico: un cavallino a dondolo (ingenuo balocco che sulla carta ha nome Ronzinante) e un’armatura dismessa accanto ad una scacchiera. Le illusioni cavalleresche e la logica razionale si fronteggiano, inutile scommettere sulla vittoria delle une o dell’altra, perché la vita non contempla questa categoria; la vita stuzzica le ambizioni per poi mortificarle, sprona alle grandi azioni per poi vanificarle. » Read more

“Contrazioni” di M. Bartlett

Il mestiere del critico

LAVORO SPORCO

Una scena dello spettacolo

La reificazione della persona in “Contrazioni” di Mike Bartlett al Teatro Libero di Palermo

di Agata Motta

Cosa si contrae in un essere umano fatto oggetto di vessazioni incomprensibili ma assolutamente necessarie in una logica lavorativa superiore e perversa? Si raggrinziscono i sentimenti, le emozioni, il cuore, la psiche, in un processo di igienizzazione totale, di rinascita in una ‘nuova pelle’ funzionale e del tutto impermeabile alle emozioni. Al Teatro Libero di Palermo, Luca Mazzone porta in scena, in questi giorni,  Contrazioni di Mike Bartlett, giovane autore inglese di successo, che si muove con disinvoltura tra teatro, radio e televisione, mantenendo un inconfondibile stile anglosassone fatto di scavo grottesco e lucido portato alle estreme conseguenze, fatto di indagini che vanno dritte alla meta, senza deviazioni e dispersioni, senza distrazioni. » Read more

“Pandora”di W. Hoffman e S.Till

Il mestiere del critico

ENERGIE CLAUSTROFOBICHE

pandora-88

“Pandora” di Hoffman e Till. Regia di Andrew Dawson- Palermo, Teatro Libero (48a stagione)

di Agata Motta

Se vogliamo sapere cosa si muove sulle scene internazionali e cosa avvince la critica europea, l’apertura della quarantottesima stagione del Teatro Libero ci offre un’opportunità da non perdere con Pandora 88, idea e performance di Wolfgang Hoffman e Sven Till, diretto da Andrew Dawson. Ispirato al libro di Brian Keenan “Un Cradling Male” e al film di Stanley Kubrick “2001 Odissea nello Spazio”, lo spettacolo è un tipico esempio di physical theatre, in cui il corpo si trasforma in energia pura e, contemporaneamente, diviene lo strumento di trasmissione di una narrazione atipica, costituita da suggestioni  emotive e da suggerimenti visivi. » Read more

Presentazione “La croce”

19.05.06 – 20.05.06
Spettacolo teatrale – La Croce
Teatro Libero Palermo Palermo
Uno spettacolo teatrale scritto e diretto da Agata Motta, con Sabrina Petyx e Giuseppe Sangiorgi e con le musiche di Giuseppe Milici, al Teatro Libero di Palermo (091 6174040) il 19 e 20 maggio alle 21,00. Il lavoro è frutto dell ́osservazione interna di realtà scolastiche estreme presenti nelle cosiddette “aree a rischio”. Sono realtà di cui si parla raramente, un sottobosco scomodo che si preferisce accantonare. E ́ una scuola che non collima perfettamente con i trionfalistici modelli nazionali, una scuola in cui anche le più banali attività didattiche diventano fantascientifiche e improponibili. E ́ una scuola che esiste, che tragicamente coinvolge migliaia di ragazzi sbandati e privi di qualsiasi coordinata che non abbia il sapore della violenza e centinaia di docenti abbandonati a se stessi in contesti disumani nei quali l ́assurdo è normale amministrazione. Con l’aspettativa che questo contributo teatrale, al di là della sua valenza artistica ed emotiva, possa alimentare un dibattito in cui non ci si soffermi sul solito luogo comune della scuola pubblica allo sfascio, comunque figlia di una società allo sfascio.
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